Stoccolma e la Svezia
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Alfred Nobel
Federico Puggioni

Federico Puggioni

Nato a Cagliari, ho studiato a Bologna e Copenhagen. Vivo a Stoccolma dal 2006 dove lavoro come insegnante e guida della città. Sono blogger freelance dal 2005 ed ho collaborato con alcune testate giornalistiche con articoli su Stoccolma e la Svezia. Nel 2014 ho fondato StockholMania Tours, portale attraverso cui offro visite guidate di Stoccolma e dintorni.
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Alfred Nobel

L’infanzia e la famiglia di Alfred Nobel

Alfred Bernhard Nobel nasce a Stoccolma, nella via Norrlandsgatan 11, il 21 ottobre 1833.

Il padre Immanuel aveva un CV niente male: fu inventore, armatore, architetto, ingegnere, produttore di armi, insegnante ed industriale. Dopo il fallimento della sua officina meccanica a Stoccolma, incoraggiato dalle nuove prospettive che si stavano aprendo in Russia e nella vicina Finlandia, decise di trasferirsi a San Pietroburgo: partì da solo, nel 1837, lasciando la famiglia in una situazione economica difficile. In quegl’anni la madre di Alfred, Andriette, lavorava in una bottega di verdure e lo stesso Alfred vendeva fiammiferi per strada. Nel 1842 la svolta: proprio nella città dello zar, Immanuel cominciò a fabbricare mine sottomarine ed altri equipaggiamenti militari che vennero utilizzati dall’Esercito russo soprattutto qualche anno dopo, durante la Guerra di Crimea. Fu un successo economico notevole e fu quindi tempo, per Immanuel, di ricongiungere a sé la famiglia.

Il ritorno a Stoccolma

Con la fine della Guerra di Crimea e con l’ascesa dello zar Alessandro II, il giro di affari dei Nobel subì un drastico ridimensionamento. Ed il ritorno a Stoccolma fu la conseguenza più logica. Nel 1859 ritroviamo papà Immanuel, Alfred ed il fratello minore Emil a Södermalm, nella proprietà di Heleneborg (tuttora esistente in parte), e gli altri due fratelli di Alfred ancora in Russia e attuale Azerbaigian (dove divennero pian piano degli affermati petrolieri a livello mondiale).

Heleneborg, residenza e prima fabbrica di Alfred Nobel a Stoccolma

Fu proprio a Heleneborg che Alfred, che in precedenza aveva avuto la possibilità di studiare e lavorare all’estero (fu a Parigi che, ad esempio, conobbe il giovane Ascanio Sobrero, inventore della nitroglicerina), continuò i suoi studi ed esperimenti sugli esplosivi. Con numerosi incidenti: il più grave coinvolse proprio il fratello Emil che, a soli 21 anni, perse la vita nel 1864. L’episodio ebbe due conseguenze, più o meno dirette: la prima fu che le autorità vietarono, da quel momento in poi, ulteriori esperimenti del genere (i laboratori furono infatti spostati prima su una chiatta nel lago Mälaren e poi fuori città); la seconda interessò il papà Immanuel, il quale, colpito da un ictus l’anno successivo, passava a miglior vita esattamente otto anni dopo la disgrazia.

Per Alfred Nobel fu dunque Heleneborg il trampolino di lancio. Da lì a poco, complice la rete di contatti che aveva creato e la conoscenza di cinque lingue, aprì numerosi laboratori e fabbriche (una novantina) in giro per l’Europa e in Nord America. Non solo di esplosivi: forte era la partecipazione (anche economica) nell’azienda petrolifera dei fratelli a Baku. E anche in una fabbrica non troppo lontana da Amburgo, in Germania, circondata da una zona ricca di farina fossile: fu proprio qui che mise gli ultimi tasselli a quella che – tra i suoi 355 brevetti – sarebbe diventata la sua invenzione più famosa: la dinamite (di cui la farina fossile costituisce un importante ingrediente). Era il 1866, il brevetto fu registrato l’anno successivo.

Da lì a qualche anno Alfred Nobel si stabilì a Parigi continuando a viaggiare in lungo e largo per tenere sotto controllo le sue “creature”: l’epiteto di vagabondo più ricco d’Europa che gli fu appioppato non era certamente privo di fondamento.

Vita privata di Alfred Nobel

La vita privata di Alfred non fu fortunata come quella professionale. Non si sposò mai né ebbe mai dei figli. E furono numerosi i periodi di solitudine e depressione.

Uno dei pochi sussulti pervenuto alle cronache riguarda una presunta infatuazione per una giovane contessa – poi diventata baronessa – austroboema, Bertha Kinsky von Wchinitz und Tettau (futura Bertha von Suttner), la quale rispose ad un annuncio che lo stesso Nobel fece pubblicare su un giornale durante gli anni parigini. Alfred era in cerca di una segretaria, Bertha era a Parigi per “dimenticare” il baronetto von Suttner, di sette anni più piccolo, con cui aveva una relazione non gradita alla famiglia di quest’ultimo.

La ragazza venne assunta, ma la collaborazione durò pochissimo tempo: l’amore di Bertha per il baronetto von Suttner fu più forte di tutto. Tornò in patria, si sposò di nascosto con il suo amato ed insieme a lui partì per un “viaggio di nozze” che si concluse diversi anni dopo. Pare che Nobel ci rimase molto male, ma le basi di una profonda e produttiva amicizia erano già state poste: la marcata convinzione pacifista di Bertha von Suttner influenzò, e non poco, i punti di vista dello scienziato svedese. In questo senso non stupisce di certo l’istituzione del Premio per la Pace di cui Alfred discusse spesso con Bertha e che, per giunta, venne assegnato proprio a lei nel 1905.

Per rimanere nel gossip, pare che Nobel abbia comunque avuto diverse amanti. Di queste, la più famosa è probabilmente Sofie Hess, una fioraia viennese di vent’anni più giovane che lo tradì, con tanto di conseguente gravidanza, con un ufficiale austroungarico. Nobel continuò comunque ad inviarle del denaro sino a qualche anno prima della sua morte. E poi c’è la leggenda del matematico svedese Gösta Mittag-Leffler: di lui gira la voce che abbia avuto qualche contrasto con Alfred Nobel sempre in tema di donne e di tradimenti. I maligni dicono che il premio per la Matematica non sia stato previsto proprio per vendetta personale di Nobel nei confronti di Mittag-Leffler (un possibile “papabile” in caso di un eventuale premio). Non esistono comunque riscontri storici in tal senso.

Il testamento di Alfred Nobel

Alfred Nobel redasse il suo testamento a Parigi nel novembre 1895, di getto (pare), benché non fu comunque un documento dettato dal mero istinto. Con molta probabilità lo scienziato svedese aveva maturato con il tempo certe idee e convinzioni, forse anche qualche pentimento. Il ruolo dell’amica Bertha e la fitta corrispondenza tra loro furono sicuramente fondamentali in questo processo, e fu importante anche l’indiscusso interesse di Nobel per la cultura e la letteratura in particolare (lui stesso è stato anche autore di poesie e drammi).

Niente gli impedì, in ogni caso, di continuare a dedicarsi alle sue consuete attività imprenditoriali e di studioso. Basti pensare all’acquisto di una fabbrica di armi svedese, la Bofors, avvenuto soltanto un anno prima della redazione del testamento. O all’invenzione della balistite (con fabbrica ad Avigliana, nel torinese) di cui vendette i diritti al governo italiano.

Nemmeno la pessima considerazione che certi ambienti avevano su di lui lo dissuase dagli affari. Curioso qui citare un episodio del 1888, allorché un giornale francese annunciò, per errore, la clamorosa scomparsa dell’inventore definendolo “mercante di morte”: peccato però che il morto era sì un Nobel, ma il fratello Ludvig! Si racconta che Alfred rimase comunque turbato dalla lettura del proprio necrologio…

Tuttavia Nobel, con il suo testamento, cercò senza dubbio di scrollarsi di dosso i vari epiteti infelici collezionati nella sua vita e in qualche modo di sdebitarsi con l’umanità per gli usi non troppo pacifici delle sue invenzioni e delle sue produzioni. Ecco quindi istituiti i cinque famosi ricoscimenti ed un fondo da cui attingere i denari necessari: premi che sarebbero andati a chi avesse eccelso nei campi di Chimica, Fisica, Letteratura, Medicina e Pace. Il sesto premio, quello per l’Economia, venne istituito postumo nel 1968 su iniziativa della Banca Centrale svedese.

Il testamento di Nobel: clicca qui per saperne di più.

Alfred Nobel si spense a Sanremo il 10 dicembre 1896 all’età di 63 anni. Morì in solitudine nella sua villa (oggi museo) in cui si era trasferito in pianta stabile qualche mese prima con il suo laboratorio. Le controversie e gli scontenti nati dalla lettura del testamento furono numerosi: fu solo nel 1901 che le ultime volontà poterono finalmente concretizzarsi nella prima consegna in assoluto dei Premi Nobel.

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