Stoccolma e la Svezia
come nessuno te le ha ancora raccontate.
Federico Puggioni

Federico Puggioni

Nato a Cagliari, ho studiato a Bologna e Copenhagen. Vivo a Stoccolma dal 2006 dove lavoro come insegnante e guida della città. Sono blogger freelance dal 2005 ed ho collaborato con alcune testate giornalistiche con articoli su Stoccolma e la Svezia. Nel 2014 ho fondato StockholMania Tours, portale attraverso cui offro visite guidate di Stoccolma e dintorni.
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Dove eravamo rimasti?

È passato quasi un mese da quando Stefan Löfven ha preso le redini del Governo svedese dopo la vittoria alle ultime elezioni politiche. Una vittoria che tale si può chiamare solo perché ha portato il Partito Socialdemocratico a rioccupare, dopo ben otto anni, la poltrona più importante: quella di Primo Ministro, per l’appunto.

Per il resto, i Socialdemocratici hanno avuto ben poco da festeggiare: costretti a formare un Governo di minoranza con Miljöpartiet (il partito dei verdi), da qui in avanti dovranno cercare l’appoggio degli altri partiti del Parlamento, provvedimento dopo provvedimento. Non sarà facile, ma la politica svedese non si lascerà di certo scoraggiare dall’ennesima maggioranza relativa.

By Frankie Fouganthin (Own work) [CC-BY-SA-4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons
Stefan Löfven – Primo Ministro svedese                          By Frankie Fouganthin (Own work) [CC-BY-SA-4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons

Il vero vincitore delle elezioni – come già si intuiva dai sondaggi – è stato il partito di ultradestra Sverigedemokraterna, diventato ormai il terzo partito del Parlamento svedese. Difficilmente potrà dettare l’agenda, ma – diversamente da quanto spesso fatto con il precedente esecutivo – farà mancare il suo appoggio ai provvedimenti del nuovo Governo.

Ciò che ha sconvolto maggiormente il post-elezioni è stato però il terremoto scatenatosi all’interno della coalizione di centrodestra Alliansen: le dimissioni da tutte le cariche politiche e di partito dell’ex Primo Ministro Fredrik Reinfeldt, seguite a ruota da quelle dell’ex ministro delle finanze Anders Borg, hanno aperto degli scenari insperati per la stessa coalizione e per il rispettivo elettorato. Con il ritiro dalla scena di Reinfeldt e Borg (ossia gli artefici principali non solo di due vittorie elettorali ma anche di una rivoluzione ideologica della politica svedese) e con le probabili future dimissioni dei leader di Folkpartiet (Jan Björklund) e di Kristdemokraterna (Göran Hägglund), l’esistenza stessa della coalizione non è più cosa certa. Staremo a vedere se l’unica ad essere uscita più forte dalle elezioni, la leader di Centerpartiet Annie Lööf, riuscirà a tenere a galla la vecchia alleanza: e nel caso sarebbe un’alleanza al femminile, visti i rumors che vedrebbero anche gli altri partiti propendere per la scelta di un portavoce/segretario donna.

Nel frattempo il nuovo Governo, oltre alla presentazione del budget per il 2015, ha messo sul piatto altri provvedimenti: lo storico riconoscimento della Palestina su tutti. E Jimmi Åkesson, leader di Sverigedemokraterna, si è autosospeso a tempo indeterminato dalla carica di leader del partito per motivi di salute. Anche questo elemento potrebbe avere delle conseguenze politiche a lungo termine. Come sempre, staremo a vedere.

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