Il giorno più importante del periodo natalizio svedese non è, come si potrebbe facilmente pensare, il 25 dicembre. Il Natale vero e proprio si festeggia, da queste parti, la sua vigilia. Il perché lo spieghiamo in quest’altro post. È quindi il 24 che la maggior parte delle famiglie svedesi si ritrova attorno alla tavola per il pranzo a base di aringhe, prosciutto, salsiccie, formaggio ed altre cose: il famoso julbord.
L’orario di questo pranzo può variare da famiglia a famiglia. L’importante è che alle tre del pomeriggio ci si sia già accomodati nel divano davanti alla tv: è l’ora di “Paperino ed i suoi amici augurano un Buon Natale”, Kalle Anka och hans vänner önskar God Jul in svedese.
Nato negli Stati Uniti alla fine degli anni ’50 con il nome “From All of Us to All of You“, e mandato in onda dalla tv svedese per la prima volta il 24 dicembre 1960, il programma è presentato dal Grillo Parlante in compagnia di Campanellino (Trilli), Topolino e Pluto. In circa un’ora vengono trasmessi cartoni e stralci da alcuni lungometraggi animati Disney. Il “menù” è rimasto praticamente invariato dal 1983 e comprende, tra gli altri: Papà Natale (1932), Aracuan (1944), il Toro Ferdinando (1936), L’albero di Natale di Pluto (1952), scene da Biancaneve e i Sette Nani, Cenerentola, Il Libro della Giungla e si chiude come da tradizione con la versione svedese della canzone “Una stella cade” tratta da Pinocchio.
Tanti svedesi conoscono ormai a memoria le battute dei cartoni (tanto da citarle a volte in normali conversazioni) e mai festeggerebbero il Natale senza guardare – anche solo distrattamente – il programma. Per capire la portata dell’evento basta pensare a due cose: molto spesso (non da ultimo nel 2019) “Kalle Anka och hans vänner önskar God Jul” ha occupato la prima posizione tra i programmi più visti dell’anno (poco meno di 4 milioni di spettatori). E quando nel 2002 la Televisione nazionale svedese (SVT) decise di non rinnovare il contratto con la Disney (e quindi di non mandare più in onda i cartoni), le proteste furono talmente numerose che l’emittente fu praticamente costretta a ritornare sui suoi passi, rinnovare il contratto e mantenere salda l’ormai tradizionale ricorrenza. Strano, vero?