Dopo ben 131 giorni dalle elezioni, la Svezia ha finalmente un Primo Ministro: si tratta dell’uscente Stefan Löfven, socialdemocratico, capo del governo anche durante la precedente legislatura.
Non era mai successo, nella lunga storia parlamentare svedese, che si dovesse attendere così tanto tempo prima che il Parlamento desse il via libera ad un candidato. In un Paese in cui la concertazione, il non-conflitto ed il compromesso hanno da sempre mosso le redini della politica (portando molto spesso a governi di minoranza “tollerati” dal Parlamento), ciò che è accaduto negli ultimi mesi costituisce una assoluta novità.

La sostanziale parità ottenuta alle elezioni dalle due principali coalizioni (da un lato Socialdemocratici, Verdi e Sinistra; dall’altro Moderati, Cristianodemocratici, Liberali e Centristi) e la conferma del blocco di estrema destra rappresentato dai Democratici di Svezia (che ha ottenuto quasi il 18% dei consensi) ha portato ad uno stallo che ha paventato più volte il rischio di un ritorno immediato alle urne.
Le posizioni delle due principali coalizioni sono state, sin dalla campagna elettorale, molto ferme. Soprattutto in riferimento al ruolo chiave dei Democratici di Svezia: nessun compromesso, nessuna collaborazione e nessun governo appoggiato o tollerato dall’estrema destra (potenzialmente determinante in termini di voti).
Diversi i tentativi di incontro e diverse le votazioni parlamentari che hanno ufficializzato a tutti gli effetti l’incapacità di procedere: né il Primo Ministro uscente Stefan Löfven, né il leader della coalizione di centrodestra (L’Alleanza) Ulf Kristersson, né la centrista Annie Lööf, sono riusciti a sbrogliare la matassa.
Poi l’ingranaggio della politica ha ricominciato lentamente a funzionare e le divisioni interne dei partiti di centrodestra sono pian piano emerse in tutta la loro drammaticità. Se i conservatori Moderati e i Cristianodemocratici hanno iniziato a strizzare l’occhio ai Democratici di Svezia, non altrettanto hanno fatto gli altri due partiti della coalizione, Liberali e Centristi, che alla poltrona assicurata hanno preferito la coerenza. Risultato? Crisi di coalizione e clamoroso divorzio dopo quasi quindici anni di collaborazione serrata (anche di governo).
Ed ecco tracciato il sentiero che porta sino ad oggi: Liberali e Centristi hanno dato il via libera (mediante astensione) ad un nuovo governo socialdemocratico e verde targato Stefan Löfven, in cambio di promesse politiche più liberali e liberiste. Tanti i malumori interni ai vari partiti, tanto lo scetticismo nel confronti del Primo Ministro e qualche dubbio in merito all’appoggio esterno del Partito di Sinistra, notevolmente – e ovviamente – distante dalle posizioni centro-liberali dei due nuovi interlocutori.
Lunedì prossimo, in ogni caso, la Svezia avrà il suo nuovo Governo che sarà comunque stilato sulla falsa riga del precedente. Un esecutivo elefantiaco che dovrà muoversi in un intricato labirinto di cristalli.