Stoccolma e la Svezia
come nessuno te le ha ancora raccontate
Federico Puggioni

Federico Puggioni

Nato a Cagliari, ho studiato a Bologna e Copenhagen. Vivo a Stoccolma dal 2006 dove lavoro come insegnante e guida della città. Sono blogger freelance dal 2005 ed ho collaborato con alcune testate giornalistiche con articoli su Stoccolma e la Svezia. Nel 2014 ho fondato StockholMania Tours, portale attraverso cui offro visite guidate di Stoccolma e dintorni.
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Trent’anni senza Olof Palme

Olof Palme - By Verhoeff, Bert / Anefo (Nationaal Archief) [CC BY-SA 3.0 nl], via Wikimedia Commons
Olof Palme – By Verhoeff, Bert / Anefo (Nationaal Archief) [CC BY-SA 3.0 nl], via Wikimedia Commons

Busta paga fresca di due giorni. Cinema, teatro, forse uno dei pochi ristoranti della città. O più probabilmente a casa, con l’immancabile bustina di caramelle e dolcetti del fredagsmys. Tanti, quella sera, andarono a dormire tranquillamente, come sempre. Tanti non si accorsero di niente. Con un normale venerdì sera finiva una normale settimana di lavoro.

“I fratelli Mozart” era in programma al cinema Grand, in Sveavägen. Il film cominciava un quarto dopo le nove. Tempo di tornare a casa da lavoro, cenare, percorrere un tratto di Västerlånggatan, girare in una traversa e prendere la metro verde dalla stazione di Gamla Stan. Il primo ministro svedese Olof Palme e la moglie Lisbeth avevano appuntamento con il figlio e la fidanzata all’ingresso del cinema. Alle 21 e 15 i quattro erano davanti allo schermo.

Nessuno si immaginava che pochi minuti dopo la fine di quel film sarebbe finita un’epoca. Nessuno poteva sapere che la Svezia lasciata da Olof Palme all’ingresso del cinema qualche ora prima, all’uscita non ci sarebbe più stata. Non lo sapeva nemmeno lui e fu l’unico a non saperlo mai.

Alle 23 e 21 di venerdì 28 febbraio 1986, all’incrocio tra Sveavägen e Tunnelgatan, Olof Palme – mentre rincasava in direzione Gamla Stan – fu colpito alle spalle da un colpo di pistola. Lisbeth rimase ferita da un altro colpo esploso dalla stessa mano. Mano che poi, fatte le scale di Tunnelgatan, scomparve nel nulla.

Il sangue si mischiò rapidamente alla neve del marciapiede. L’allarme fu lanciato immediatamente, i soccorsi furono veloci, ma non bastò. Per Olof Palme ci fu poco da fare: fu dichiarato morto poco dopo il suo arrivo in ospedale. La notizia cominciò a spargersi: il vice primo ministro Ingvar Carlsson si recò immediatamente alla sede del governo, le agenzie cominciarono a circolare e c’è stato chi, passando da Sveavägen nelle ore immediatamente successive, svegliò parenti ed amici per comunicare l’accaduto.

Già a tarda notte la radio iniziò a trasmettere la “musica della tristezza”, una playlist già pronta, preparata per “accompagnare” le occasioni di lutto nazionale.

Anche la televisione fece la stessa scelta nelle prime ore del giorno dopo. Furono i bambini ad accendere, come da abitudine, i televisori: il sabato mattina, libero dalla scuola, era dedicato di regola al programma per i più piccoli. Ma quel primo marzo non era e non poteva essere un sabato normale: la musica della tristezza invase ad alto volume i salotti delle case. Molti bimbi scoppiarono inconsciamente in lacrime, molti genitori si svegliarono così, di soprassalto.

tomba di olof palme
La tomba di Olof Palme

Molti, quel sabato primo marzo, si rinchiusero in casa. In tanti crebbe un senso di disorientamento che spesso sfociò in pura paura. Altri, a Stoccolma, si recarono nel luogo del delitto per lasciare una rosa rossa o un biglietto di condoglianze. Altri ancora sfidarono l’atmosfera surreale di quelle ore e cercarono di fare ciò che era già nei programmi. Lo shock, in ogni caso, investì chiunque: i tanti ammiratori e gli altrettanti detrattori di Olof Palme.

Mai prima di allora la storia moderna svedese dovette fare i conti con un episodio tanto cruento quanto destabilizzante: con Olof Palme se ne andava un pezzo di Partito Socialdemocratico (di cui era segretario), una brillante mente politica riconosciuta e apprezzata (benché spesso osteggiata) anche a livello internazionale, una delle pedine fondamentali del famoso modello svedese.

Ma con Olof Palme se ne andò soprattutto quella convinzione di invulnerabilità condivisa da tantissimi svedesi. Per sempre. Colpire un personaggio pubblico, un Primo Ministro (che, caso non strano, non aveva la scorta se non quando “in servizio”), significò colpire al cuore del Paese. La Svezia non era più infallibile, lo si intuì molto bene quel giorno di trent’anni fa e lo si capì chiaramente negli anni successivi.

Il caso Palme è ancora aperto: non si sa con certezza chi fu a premere il grilletto, non si sa il perché, non si conosce il presunto mandante. Le piste analizzate sono state tante, ma anche gli errori di polizia ed inquirenti (già dai minuti immediatamente successivi all’assassinio).

Quello che è certo agli occhi di tanti è che la Svezia sarebbe oggi un Paese diverso se il 28 febbraio 1986 fosse rimasto un semplice e normale venerdì.

targa olof palme
“In questo posto fu ucciso il Primo Ministro svedese Olof Palme il 28 febbraio 1986”

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